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Che cos'è il museo? - la nuova definizione ICOM di museo




Se ti chiedessi “che cos’è il museo”, tu sapresti rispondere? La domanda naturalmente non ha una risposta semplice, dopotutto ogni persona vive il museo a proprio modo e dunque lo percepisce in un modo sempre unico, inoltre la natura complessa del museo, che vive in numerose sfumature, è davvero difficile da inquadrare.

Per rispondere a questa domanda l’ICOM (International Council Of Museum) il 24 agosto 2022, a Praga, ha annunciato la nuova definizione di museo, andando a sovrascrivere la precedente definizione ormai vecchia di 15 anni.


Il processo di costruzione della nuova definizione è durato quasi 3 anni e nelle prossime righe proveremo a capire il perché di alcune scelte, partendo dalla definizione del 2007, passando per quella proposta nel 2019 che fu bocciata, fino al processo di realizzazione dell’ultima, quella ufficializzata nel 2022.


Partiamo mettendo a confronto proprio la definizione del 2007 con quella respinta del 2019.


Definizione 2007:

Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto.


Definizione 2019:

Museums are democratising, inclusive and polyphonic spaces for critical dialogue about the pasts and the futures. Acknowledging and addressing the conflicts and challenges of the present, they hold artefacts and specimens in trust for society, safeguard diverse memories for future generations and guarantee equal rights and equal access to heritage for all people.

Museums are not for profit. They are participatory and transparent, and work in active partnership with and for diverse communities to collect, preserve, research, interpret, exhibit, and enhance understandings of the world, aiming to contribute to human dignity and social justice, global equality and planetary wellbeing.


Il cambiamento fra le due definizioni è enorme, quella del 2007 è a prima vista molto più “sintetica” rispetto alla più “prolissa” proposta del 2019. La differenza sostanziale però sta nella scelta di tutte quelle terminologie “nuove” che si inseriscono in un discorso molto più ampio ed esteso e che rimandano a temi sociali e politici. Per comprendere il motivo dietro le scelte che hanno portato alla definizione del 2022 è inevitabile passare da questa definizione, che sottolinea come già 3 anni prima fosse di primaria importanza l’inserimento di parole come “inclusivo” o “accessibile”, termini che oggi diamo quasi per scontato quando parliamo di musei. Il motivo per cui la versione del 2019 fu bocciata è presto detto, fra queste nuove parole, davvero tante rispetto alla versione precedente, la maggior parte faceva storcere il naso a molte delle divisioni ICOM sparse nel mondo.

La parola “spazio” ad esempio fu tra le più dibattute, questa aveva sostituito “Istituzione” togliendo al museo uno status che, in moltissime nazioni, è dichiarato da legge, un ragionamento un po’ controverso a parer mio, poiché non ho mai immaginato l’ICOM come un ente che collabori con gli stati o i governi, le stesse definizioni più che essere una lettura dei musei nel tempo in cui viviamo sembrano essere degli auspici, quindi una forma di richiesta che, nel bene o nel male, vuole arrivare ai musei ma anche ai governi.


“Spazio” però non fu l’unica parola messa in dubbio, fu solo la più discussa, in realtà nella definizione del 2019 quasi ogni parola fu pesata con tono negativo, l’interessamento delle questioni sociali e politiche descritte in modo così infervorato e il fatto che la definizione fosse più una “traccia”, una descrizione con una veduta così ampia da non mettere a fuoco in modo preciso, furono le principale cause per cui questa venne bocciata.

Nonostante ciò era chiaro che la definizione di museo avesse bisogno di essere cambiata, per questo motivo dalla seconda metà del 2019 fino alla metà del 2021 si lavora con una metodologia di sondaggio per raccogliere tutte le parole che, secondo i diversi stati membri dell’ICOM, sarebbero dovute essere presenti nella nuova definizione.





Nella prima fase di questa nuova e lunga metodologia la prima cosa che si chiede a tutte le divisioni ICOM è di stilare una lista di massimo 20 parole che secondo loro sarebbero dovute essere presenti nella nuova definizione in costruzione.


Nel giugno del 2021 abbiamo la prima grande scrematura dei risultati di questi sondaggi ai quali è molto interessante dare un’occhiata.

Fra le parole emerse che sono state menzionate da almeno il 30% delle commissioni troviamo:


Ricerca (76%)

Conservazione/preservare (74%)

Patrimonio (72%)

Educazione/didattica (71%)

Inclusivo (66%)

Collezione (60%)

Esporre/mostrare (60%)

No profit (55%)

Aperto alla società/pubblico (51%)

Sostenibile (47%)

Materiale e immateriale (46%)

Accessibilità (45%)

Al servizio della società (44%)

Cultura/culturale (43%)

Diversità (41%)

Comunicazione (40%)

Istituzione (39%)

Conoscenza (31%)

Dialogo (31%)

Permanente (30%)


Già da quest'elenco possiamo capire che l’interesse di ICOM è proprio quello di definire il museo come luogo più aperto, tollerabile, accessibile, nonostante ciò sembra sempre che si abbia paura di poter fare un passo falso, di essere forse “troppo” accessibili, come lo era la definizione del 2019, non a caso la parola “accessibilità” compare solo al 13° posto. Altro elemento che mi porta a pensare ciò è dare uno sguardo alle parole al di fuori di queste 21, troviamo infatti “sociale” all’ultimissimo post con solo l’8% e subito dopo “diritti umani e dignità” con il 9%, “democrazia” con il 15% e “spazio” con il 22%.

Insomma, questa lettura ci fa capire immediatamente il motivo per cui la definizione del 2019 venne respinta, molte delle parole che vi erano inserite sono risultate fra le meno proposte in assoluto.


Questi dati però da soli non bastano, e visto che bisogna costruire una nuova definizione di museo si procede a dividere tutti termini inviati in diverse categorie divise in:


  • Entità

  • Oggetti

  • Azione

  • Esperienze

  • Valori sociali

  • Target


Ognuna di queste categorie è nata per raccogliere le diverse tipologie di parole raccolte, l’idea è che così facendo si possano integrare le parole più rilevanti e costruire in tal modo la nuova definizione partendo dagli input comuni.

Tutte le liste di termini sono tradotte da me in italiano dalla lingua originale che è l’inglese, quindi alcune parole potrebbero avere un significato leggermente diverso; qui verrà fatto solo un brevissimo appunto per ogni area riconosciuta per poter così lasciare più spazio alle considerazioni personali.





Categoria: entità

Parole: istituzione (39%), spazio (22%), luogo (14%).

  • Nonostante tutto il conflitto fra le parole “Istituzione” e “spazio”, la seconda resta molto più aperta e, come detto nel report di ICOM, può essere associata a diversi elementi che le possono dare concretezza, ad esempio “spazi sociali” o “digitali”; può quindi definire elementi in modo concettuale a differenza di “Istituzione” che identifica idealmente un luogo che fa riferimento di solito ad uno spazio fisico determinato, come può essere un’architettura. Il bisogno di sottolineare la natura istituzionale del museo sembra avere un ruolo importante, anche se in contrasto alle altre due parole emerse, solo per via della sua capacità di saper esplicitare esattamente quello che è, ovvero un luogo fisico, atto a contenere diversi oggetti, azioni, momenti. Non posso definirmi esattamente felice della scelta di voler mantenere la definizione “Istituzione”, ma quantomeno sono lieto che “spazio” assuma il ruolo di parola che vada a definire i contenuti della parola “Istituzione”.





Categoria: oggetti

Parole: patrimonio (72%), tangibile/non-tangibile (46%), cultura/culturale (43%).

  • “Patrimonio” è nettamente la parola più indicata in riferimento alla dimensione degli oggetti ed oggi si è inoltre molto propensi ad associarla ai termini “tangibile/non-tangibile”, poiché questi afferiscono direttamente al concetto di patrimonio. Entrambe le parole differiscono da “cultura” o “culturale”, che nelle definizioni assumono più un ruolo indicativo di una determinata area tematica o di studio. Essendo veramente ampissimo il raggio di definizione di questi termini applicati alla definizione di museo non riesco ad essere oggettivamente contrariato, ricordo però che nel patrimonio non può non rientrare anche quella cosa che chiamiamo "cultura", in senso molto più ampio di quello che si pensa solitamente, e che contribuisce alla definizione del "patrimonio culturale".





Categoria: azione

Parole: ricerca (76%), conservazione (74%), collezione (60%), esporre/mostrare (60%), comunicazione (40%).

  • Questo è sicuramente il campo più controverso, “bombardato” di termini che si allineano perfettamente ma si distaccano al tempo stesso alle parole già emerse. Quando parliamo di “ricerca” intendiamo in campi scientifici, artistici, didattici, sociali e quanto possa essere utile, quindi è certamente positivo ritrovarla come la parola più utilizzata. Anche “conservazione” sottolinea una funzione essenziale del museo, in quanto le opere smetterebbero di esistere se non si conservassero, ma siamo certi che nel momento storico che stiamo vivendo sia questa la priorità di un museo? Non nego che sia un aspetto fondamentale, anche in virtù del fatto che le opere, se le si vogliono “esporre/mostrare”, devono poter resistere alla prova del tempo, ma vedendo quanta differenza di percentuale ci sia fra la parola “comunicazione” e “conservazione” viene da riflettere. È davvero più importante conservare ed esporre le proprie collezioni rispetto alla comunicazione che da esse potrebbe (o dovrebbe) partire?


Una delle riflessioni che troviamo nel documento, sulla quale sono tristemente d’accordo, è che dopo questi sondaggi a livello mondiale sta emergendo un bisogno di dover ritornare ad una definizione che sia più vicina a quella ormai vecchia di circa 15 anni, cosa leggermente paradossale se pensiamo che la ricerca è al primissimo posto. Quando si pensa alle azioni del museo ci si aspetta una propensione al cambiamento e all’innovazione, una presa di coscienza di quelle che possono essere le nuove pratiche che possono interessare la società in primis… ma dopotutto qui si prendono in esame solo delle parole in merito ad una definizione, non un pensiero teorico (o pratico) che andrà messo realmente in atto dai musei, giusto?






Categoria: esperienze

Parole: educazione (71%), dialogo (31%), conoscenza (31%), diletto/intrattenimento (29%).

  • Ed eccoci alla voce più problematica di tutte. Certo la considerazione che si ha della parola “educazione”, in relazione alla futura definizione di museo, è molta, e questo è certamente positivo, e denota anche un certo distacco rispetto alle precedenti definizioni, che spezza quel ritmo di “ritorno al passato” emerso dalle precedenti analisi. Purtroppo in questo contesto la parola “educazione” è carica di controversie, dovute magari ad una certa libertà di cui ci si fa carico sulle parole che ruotano intorno all’educazione in generale. Nel documento leggiamo che la parola “educazione” è associata sia a termini come “imparare”, “insegnare”, “scolastico” e “studio” sia alla definizione dell’UNESCO del 2015 che la descrive come fondamentale per stimolare la conoscenza, promuovere, facilitare, coinvolgere le persone nei processi di co-costruzione di significati e interpretazioni.


Naturalmente propendo molto di più per la seconda interpretazione, ma bisogna riconoscere che anche l’insegnamento di tipo scolastico è fondamentale in un museo, per determinati ambiti e campi, bisogna però ricordare nel modo più assoluto che queste due definizioni devono coesistere contemporaneamente, l’una non deve cancellare l’altra: parliamo infatti di due strade che, a seconda dell’utenza, si può scegliere di percorrere.

Ad esempio, per una visita indirizzata a persone interessate allo studio e all’approfondimento della storia l’educazione diventa (purtroppo) il termine per rappresentare molto vagamente lo “studio”, mentre per ogni altro tipo di incontro o visita con qualsivoglia tipo di pubblico l’educazione è bene diventi co-costruzione.


Nonostante “educazione” sia un termine imprescindibile nella definizione di museo, le altre parole più utilizzate, che sarebbero implicitamente legate dalla parola “educazione”, ovvero dialogo, conoscenza, diletto/intrattenimento, mostrano un distacco nettissimo nella percentuale del loro utilizzo, cosa che mi fa quasi pensare che quella controversia di cui parlavo, per molti paesi nel mondo, sia molto chiara e definita: ma può davvero esserci educazione senza dialogo o intrattenimento?






Categoria: valori sociali

Parole: inclusivo (66%), sostenibilità (47%), accessibilità (45%), servizio per la società (44%), diversità (41%).

  • Può un museo essere accessibile e non essere inclusivo o viceversa? Penso che i due termini, così come “diversità” e “servizio per la società”, siano strettamente collegati fra loro. Quando parliamo di accessibilità infatti stiamo includendo tutti gli aspetti possibili che possano permettere alle persone di accedere agli spazi museali, fisicamente, mentalmente, socialmente ed economicamente.

Nella dimensione in cui tutti questi aspetti - che definirei più “propositi” vista la condizione di moltissimi musei (almeno in Italia) sull’accessibilità e l’inclusività - vengano effettivamente rispettati e prendano forma, ci si potrebbe ricollegare direttamente ai concetti molto più ampi di “educazione” di cui sopra, in quanto l’accessibilità, nella sua dimensione sociale, prende forma proprio nelle iniziative didattiche e comunicative che il museo mette in moto.


Tutto sommato non ci si può lamentare delle parole emerse dal sondaggio su questa categoria, purtroppo la definizione non riuscirà mai a rispecchiare assolutamente la realtà, poiché resterà sempre nella dimensione di suggerimento o linea guida, per questo ci saranno come sempre molti musei che opporranno resistenza al museo accessibile, come da sempre accade. Dopotutto il cambiamento richiede grandi sforzi e non sempre i musei sono disposti a farli, solitamente vige la regola del minimo sforzo per il massimo impegno, anche laddove i fondi a disposizione non mancano.






Categoria: target

Parole: pubblico/aperto al pubblico (52%), comunità/società (51%), partecipazione (27%).

  • Sicuramente il punto più uniforme di tutti e che mette molto in chiaro a chi parla il museo: a tuttə. Ribadendo che l’inclusione è necessariamente un punto fondamentale da perseguire soprattutto perché il museo è uno spazio aperto al pubblico e alla società. Il museo è in effetti uno spazio pubblico, che appartiene alla società intera: a me piace paragonarlo ad un parco o villa comunale, dopotutto i siti archeologici assumono spesso il titolo di "parchi archeologici", pertanto il sillogismo non è molto distante. Ci sarebbe da domandarsi come mai il termine "Istituzione" venga richiesto così tanto vista l'associazione a luoghi fisici architettonici quando musei all'aria aperta come i siti archeologici (basti pensare a Pompei), musei diffusi ed ecomusei, non hanno sempre un edificio museale di riferimento.


Queste sono le principali parole emerse nelle diverse categorie analizzate.

Bisogna però chiarire un aspetto che trovo poco limpido, nel report di novembre 2021 vengono pubblicati in modo approfondito altri dati circa le parole emerse e dal quale è possibile osservare come il Nord America (composto da Stati Uniti d’America e Canada) ha avuto un solo ente votante, pertanto tutte le percentuali derivante da questo corrispondono o al punteggio più alto (100%) o al più basso (0%), influenzando fortemente la preferenza su alcuni termini aumentando o diminuendo la percentuale totale a seconda della preferenza espressa da uno solo dei 68 enti coinvolti.

Ad esempio la media percentuale della parola “colleziona” senza il Nord America è del 56%, con il Nord America arriva invece ad un 63%; la parola “educazione” passa da un 78% (fra i più alti) ad un 64%.

Nello stesso report troviamo anche degli appunti redatti sui termini che si stavano tenendo in considerazione per le principali 3 lingue: inglese, spagnolo e francese. Di seguito alcune delle “precisazioni”, il documento completo lo trovate nelle fonti:


Parola chiave: inclusività, benessere, creatività, arricchimento.

Descrizione: opinione membri CAMOC - Arricchimento, creatività, benessere, inclusività sono termini che non considero parte della missione di un museo poiché personali e guidate dalle emozioni.


Parola chiave: inclusività.

Descrizione: vogliamo che le persone si sentano le benvenute, non siamo sicuri che si possa esperire l’inclusività. Non è meglio la parola “sentirsi benvenuti”?


Parola chiave: inclusività.

Descrizione: limitazioni del termine “inclusivo”: l’idea dietro è importante, ma il termine è visto come banale e si apre a ideologie multiple e interpretazioni politiche.


Parola chiave: inclusività, coinvolgimento, empatia, comprensione, comprensione, trasformazione.

Descrizione: termini inappropriati. Il museo dovrebbe dare elementi di scoperta, apprensione e comprensibilità, ma non da un punto di vista morale o politico.


Parola chiave: diritti umani.

Descrizione: i diritti umani vanno troppo oltre, è troppo filosofico, attivista, eurocentrico. Questa non è una competizione di Miss Universo.


Parola chiave: eguaglianza, equità, democrazia, responsabilità, giustizia sociale, diritti umani.

Descrizione: ecco molti termini, valori, o concetti che sono ovviamente rilevanti per il museo ma non caratterizzano o definiscono il suo ruolo. Piuttosto che nella definizione di museo, dovrebbero essere inseriti nel codice etico.


Leggere questo documento è stato per me molto difficile, snervante per certi versi e nauseante per altri, da qui emerge una fortissima disconnessione interna fra quelli che sono Stati membri e che appartengono alle divisioni delle diverse lingue coinvolte. Se pensiamo ad ICOM come ad un ente coeso e coerente sbagliamo, parliamo di un’associazione che conta all’attivo più di 40.000 membri e 141 Stati, l’incoerenza, le fratture, le incomprensioni e gli scontri interni non mancano.

Partendo da questo presupposto è molto difficile immaginare come tutte le divisioni coinvolte nella costruzione della nuova definizione possano accogliere positivamente una definizione con all’interno termini e propositi che non li rispecchiano, nonostante ritengo che ci siano tematiche e propensioni del museo che debbano andare oltre la “preferenza” personale del singolo professionista e debbano essere riconosciuti come valori umani di cui il museo si fà carico, questo dovrebbe essere il modo più corretto di costruire la definizione di museo, che resta però costruita nell’arco di numerosi “ma”.





Arrivati a questo punto ci sono tutti gli elementi per costruire una definizione, ICOM quindi, nel febbraio 2022, decide di affidare a 5 gruppi diversi, rispettando le differenze politiche, sociali e ideologiche, per creare 5 ipotesi di definizione da mettere ai voti, saranno i membri stessi di ICOM a votare quella che diventerà la definizione di museo.

Diamo un’occhiata alle 5 proposte:


1 A museum is an accessible, inclusive, not-for-profit institution. It inspires discovery, emotion, reflection, and critical thinking around tangible and intangible heritage. In the service of society, and in active partnership with diverse communities, museums research, collect, conserve, exhibit, educate and communicate. They operate professionally and ethically, promoting sustainability and equity.


2 A museum is a permanent, not-for-profit institution, accessible to the public and of service to society. It collects, conserves, interprets and exhibits, tangible, intangible, cultural and natural heritage in a professional, ethical, and sustainable manner for research, education, reflection and enjoyment. It communicates in an inclusive, diversified, and participatory way with communities and the public.


3 A museum is a not-for-profit, permanent institution in the service of society that researches, collects, conserves, exhibits, and communicates tangible and intangible heritage. Open to the public, it is accessible, inclusive, and fosters diversity and sustainability. The museum operates professionally, ethically and with the participation of communities, offering varied audience experiences for the purposes of education, enjoyment and the expansion of knowledge.


4 A museum is an inclusive, not-for-profit institution, open to the public, which researches, collects, preserves, exhibits, and communicates tangible and intangible heritage, facilitating critical reflections on memory and identity. Museums are in the service of society, providing educational and knowledge sharing experiences. Driven by communities or shaped together with their audiences, museums can take a wide range of formats, fostering equal access, sustainability, and diversity.


5 A museum is an open and accessible not-for-profit institution that collects, researches, preserves, exhibits and communicates the tangible and intangible heritage of people and the environment for the benefit of society. Museums are committed to ethical and sustainable practices and are operated in an inclusive and professional manner to create enjoyable and educational experiences that foster curiosity and discovery.


Le proposte si assomigliano tutte moltissimo, naturalmente ciò è dovuto al fatto che dovessero tutte rispecchiare le parole scelte ed emerse dalla precedente fase di lavoro.

Nonostante la somiglianza però tutte le possibili definizioni si distinguono chiaramente.


La prima definizione ha un’impronta molto più vicina ai bisogni delle persone, non a caso le prime parole che leggiamo sono proprio “accessibile” e “inclusivo”, e in questo contesto anche l’ordine con cui troviamo le parole ha un preciso valore. Inoltre questa è l’unica definizione dove troviamo le parole “emozione” e “equità”, una cosa che ci fa già capire il motivo per cui non sarà questa la definizione preferita dai votanti, arrivando 3°/4° a pari merito con la definizione n. 4.


La seconda definizione, la più votata fra le 5 ma 1°/2° a pari merito con la terza calcolando per eccesso, è una definizione molto più vicina ai valori canonici del museo, si mette molto in enfasi le qualità di collezionare, conservare ed esporre e il modo in cui questo viene fatto. Non mi piace che venga sottolineato che il museo debba esporre “in modo sostenibile per la ricerca, l’educazione, la riflessione e il divertimento”, sembra quasi che l’Istituzione, indicando che in queste azioni il proprio coinvolgimento sia solo l’esporre, voglia delegare ad altri questa responsabilità. Infine la frase finale ci dice che il museo “comunica in modo inclusivo…”, ma l’inclusività non può limitarsi esclusivamente ai momenti di messa in comunicazione, deve essere piuttosto una premessa per l’accessibilità.


La terza definizione è la via di mezzo che accontenta un po’ tuttə, ed essendo a pari merito al primo posto con la definizione precedente (nonostante questa avesse un punteggio più basso) sarà la definizione che verrà adottata e successivamente confermata, motivo per cui ne parlerò successivamente.


La quarta definizione è la più lunga delle proposte e si concentra maggiormente sul tema identitario, frasi come “facilitando la riflessione critica sulla memoria e l’identità” lo esplicitano chiaramente. Una cosa che mi piace moltissimo di questa definizione è la parte finale, che mi sarebbe tanto piaciuto vedere nella definizione scelta: “guidati dalle comunità o modellati insieme al loro pubblico, i musei possono assumere un’ampia gamma di format, favorendo la parità di accesso, la sostenibilità, e la diversità”. Naturalmente pensare che i musei possano essere “guidati dalle comunità” è meraviglioso, ma è una di quelle cose che chiunque immaginava non sarebbe mai stata scelta, l’idea di museo statica che molti hanno nella propria mente è ancora qualcosa di elitario, che può adottare misure per migliorare la sua accessibilità, ma mai realmente diventare un luogo “della comunità” (questa naturalmente è una critica negativa alle porzioni di ICOM che ancora non sono in grado di accettare l’idea di museo come luogo pubblico e sociale).


La quinta definizione, l’ultima in ordine di preferenza (con uno stacco di appena 0.4 punti), è forse la mia preferita e quella che io avrei votato. Denota un accento più marcato sui valori dell’educazione, la quale non è semplicemente nominata come “il museo espone in modo sostenibile per l’educazione…” ma dice in modo esplicito che “i musei si IMPEGNANO a pratiche etiche e sostenibili e operano in maniera inclusiva e professionale PER creare esperienze piacevoli ed educative che promuovano la curiosità e la scoperta”. In quanto educatore non posso che condividere questa definizione che si fa promotrice di valori che il museo DEVE perseguire ma che non troveremo nella sua definizione poiché certamente troppo “impegnativi” o in contrasto con l’idea di museo, il quale si vuole che sia “aperto al pubblico, accessibile e inclusivo” (come vedremo nella definizione “vincitrice”) senza tenere conto che l’accessibilità non può esistere senza pratiche didattiche attive che riescano ad innescare processi di curiosità anche e soprattutto verso quello che viene definito il “non pubblico” dei musei.


Prima di concludere la riflessione su questa fase e passare all’analisi (breve) della terza definizione, ovvero quella votata a maggioranza per diventare la nuova definizione di museo, ci tengo a sottolineare come anche in questa fase la contraddizione la fa da padrona.

Considerando che i voti dati alle definizioni andavano da 1 a 5, dove 1 è il voto più alto e 5 il voto più basso, vediamo com’era la classifica finale a maggio 2022 prendendo in considerazione la media, ovvero lo stesso criterio utilizzato da ICOM:





1° posizione - punteggio 2.5: definizione n°2

1° posizione - punteggio 2.5: definizione n°3

2° posizione - punteggio 3.2: definizione n°4

2° posizione - punteggio 3.2: definizione n°1

3° posizione - punteggio 3.6: definizione n°5


Nessuna definizione riesce a raccogliere un vero consenso, la divisione è fortissima, complice forse le similitudini fra le diverse definizioni che però, come abbiamo analizzato, presentano dei chiari elementi per cui alcune si “staccano dalla testa” anche se per poco meno di un punto.

La mia domanda però è se tutto questo sia giusto, la definizione di museo e in generale l’operato di ICOM sono punti di riferimento per tutti i dipendenti, studiosi o in generale lavoratori a contatto con enti museali o culturali. Personalmente non mi sarei ritenuto soddisfatto se il punteggio non fosse sceso almeno sotto il 2, una cosa che avrebbe rimarcato una più ampia approvazione generale.

Inoltre tutte le altre definizioni scartate, che presentano comunque degli elementi caratterizzanti molto forti e che hanno meno di un punto di differenza, non rappresentano ugualmente dei valori in cui ICOM crede fortemente al punto da candidarle come possibili definizioni definitive? La risposta a questa domanda potrebbe non essere così scontata.





Arriviamo quindi al 24 agosto 2022, dove a Praga, finalmente, viene annunciata ufficialmente la nuova definizione di ICOM, approvata con il 92,4% di voti favorevoli dei partecipanti.


Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.


Una definizione questa che riprende pienamente la definizione del 2007, aggiungendo e modificando termini per renderla al passo con i tempi, accessibile, inclusiva.

Come già accennato questa definizione corrisponde alla proposta numero 3 e penso sia quella via di mezzo che, in un modo o nell’altro, riesce ad accontentare un po’ tuttə.

Mi stupisce nell’approfondimento realizzato da ICOM Italia solo il bisogno di specificare che “la ricerca è posta al primo posto in quanto considerata preliminare a tutte le altre azioni”, anche prima della sua apertura? Della sua accessibilità? Tralasciando questa frase iniziale consiglio a tuttə di leggere la breve aggiunta/spiegazione che trovate sul sito ufficiale di ICOM Italia perché molto interessante e piena di ottimi propositi.


Penso che la definizione finale che ci ritroviamo oggi sia un grande passo in avanti per tuttə noi, ma se questa dovesse continuare a non essere percepita come tale dalle Istituzioni coinvolte saranno stati 18 mesi di lavoro investiti in un frammento importante per pochi e ignorato da molti. Viste le tante contraddizioni nella formulazione di questa definizione non mi stupirebbe se moltissimi musei continuassero a “non essere accessibili”, come ricordava un appunto riguardo la parola “accessibilità” nel documento di novembre 2021.


La definizione di museo da parte di ICOM resta un elemento importantissimo, così come il codice etico, per tutte le persone che vivono i musei, ma soprattutto per chi li dirige, in quanto non si cerca di “definire” quello che i musei sono ad oggi ma quello che vorremmo, o che dovrebbero essere, i musei domani.


Questo articolo nasce dal bisogno di voler raccontare il processo di realizzazione di questa definizione con uno sguardo critico, che non intende vedere solo il prodotto finale ma comprendere cosa è stato respinto, perché, come e soprattutto se nei passaggi di costruzione la coerenza delle proprie azioni riflette il bisogno che abbiamo visto nei giorni di conferenza a Praga. La conferenza ci ha presentato moltissimi bisogni di cui si sente il bisogno di parlare, di renderli pratica comune nel museo, tematiche di inclusione e accessibilità in primo luogo e in ogni sfumatura, ma anche l’idea di museo come luogo che NON può essere neutrale, poiché la neutralità non può esistere. Temi che abbiamo visto nel processo di elaborazione vivere una condizione molto controversa, sentire il bisogno di essere politici (perché è questo che intendiamo quando applaudiamo alla frase “museums are not neutral”) ma allontanare dalla definizione delle possibili implicazioni politiche, voler essere accessibili ma poi riuscire con difficoltà ad inserire la parola educazione, voler essere aperti al pubblico ma non proferir parola sullo stato delle condizioni di accesso alla quasi totalità dei siti museali nel mondo.


Insomma, per concludere adotterò lo stesso atteggiamento di ICOM nella nuova definizione di museo, auspicherò che questo possa essere l’inizio di un vero cambiamento su come i musei verranno gestiti e interpretati, per poter accogliere finalmente il cambiamento di cui hanno, e di cui abbiamo, bisogno tuttə noi.


Fonti:







Documentazione processo per la definizione:


Definizione italiana + approfondimento breve:

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