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Didattica dell'Arte all'Accademia - la mia esperienza...

Aggiornamento: 5 gen 2022



Con il nuovo anno ho pensato a moltissim_ ragazz_ che il prossimo anno decideranno di iscriversi all'università, per la precisione in un'Accademia di Belle Arti, che sono ben diverse, e che magari guardano al corso di Didattica dell'Arte come a un possibile sbocco lavorativo o di vita.

Con questo post intendo raccontarvi la mia esperienza al triennio e biennio di comunicazione e Didattica dell'Arte all'Accademia di Belle Arti di Napoli, sperando di poter essere utile a qualcun_ e che possa darvi consigli utili. Tutte le domande sono ben accette.


Prima di tutto se non sai cos'è la Didattica dell'Arte e vuoi saperne di più allora sei finito sull'articolo sbagliato, per avere info sulle pratiche di Didattica dell'Arte ti consiglio di leggere questo mio altro articoletto:



Se stai continuando a leggere significa che dopotutto sai già cosa sia la Didattica dell'Arte e ora vuoi conoscere la mia esperienza, bene, questo è l'articolo per te.


Iniziamo.


Nel 2016 decido di iscrivermi all'Accademia di Belle Arti di Napoli, era un periodo in cui nella mia vita non facevo granché se non lavorare in un magazzino, quindi l'idea era che da lì a X anni non sarebbe cambiato nulla nella mia vita, per cui provare a ritornare sul percorso dello studio, nel caso in cui fosse andato di nuovo male, non avrebbe apportato alcun cambiamento nella mia vita, dunque perché non provare?

Primo consiglio

Quando mi sono iscritto avevo 24 anni, non pensate mai di essere troppo "vecch_" per iscrivervi in una nuova facoltà (o continuare qualcosa lasciato a metà) e/o inseguire un cambiamento nella vostra vita, non è mai troppo tardi! L'idea che bisogna essere "completi" superata l'età scolare ci è stata iniettata da una società vetusta, noi siamo noi e ognuno è diverso e ha bisogno del proprio tempo per sbocciare, non mettetevi mai fretta, prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno, che è tutto il tempo necessario.

Decido quindi di iscrivermi in Accademia, per la precisione al corso di Design della Comunicazione, al cui test d'ingresso fallii alla grande, ricaddi quindi sulla mia seconda scelta, ad ingresso aperto: Didattica dell'Arte.


Poco importava se non ero passato alla facoltà a cui avevo puntato, il mio scopo non era diventare un grafico ma piuttosto capire chi volessi diventare, pertanto era un tuffo nel vuoto per conoscermi e scoprirmi.

Secondo consiglio

Io ho sempre odiato la scuola ed ho sempre odiato studiare, fare i compiti ecc. Tutt'oggi sono la cosa che più odio concettualmente e fattualmente. Ecco, non lasciatevi intimidire da questo vostro modo di essere (se doveste essere come me), se volete farlo davvero provate! In questi 5 anni non ho mai avuto grandi problemi con lo studio perché (spoiler) facevo qualcosa che ho scoperto di amare, cosa che non sapevo e che non mi aspettavo. Ciò non significa che non dobbiate impegnarvi, ma che il vostro impegno non peserà così tanto come potreste aspettarvi.

La prima cosa che mi colpii del corso, almeno come viene tenuto all'Accademia di Belle Arti di Napoli (non posso parlare granché per le altre Accademie) fu che nella prima lezione di Pedagogia e Didattica dell'Arte il tema su cui verteva la lezione era il cambiamento, non c'erano particolari teorie complesse che venivano esposte ma fumetti, racconti di vita, elementi che fluivano con naturalezza e il cui scopo era quello di decostruire il sapere fino ad ora ottenuto dalla scuola dell'obbligo.

Terzo consiglio

Dimenticate tutto quello che avete imparato fino ad oggi. L'accademia (un po' meno l'università) è un luogo dove quello di cui avete bisogno dovete prendervelo, nessuno ve lo darà, donerà, incarterà, siete voi e solo voi a dovervi prendere ciò di cui avete bisogno ed utilizzarlo. Per 13 anni di scuola dell'obbligo ci insegnano a dare ascolto solo ai docenti per poi scoprire che è la cosa peggiore che si possa fare per preparare qualcuno agli studi universitari o in generale alla vita. Mettete in dubbio quel che vi dicono, sempre, siate voi ad approfondire per voi stessi perché questo è ciò che serve a voi, e se non sapete ancora cosa vi serve di specifico allora prendete tutto, più cose avrete fra le mani più avrete chiaro cosa vorrete fare o meno nel percorso che avete intrapreso.

Questi elementi mi fecero capire fin da subito che ero nel posto giusto, uno spazio che mi avrebbe permesso di crescere, evolvere e migliorarmi come persona.

Non starò qui a parlarvi delle materie che ho svolto in questi ultimi 5 anni, sarebbe poco utile visto che chi legge queste righe potrebbe essere interessat_ al percorso di Didattica dell'Arte anche in altre città oltre Napoli, e in quel caso il piano di studio sarebbe totalmente diverso.


Il primo anno diventa per me quindi all'insegna della parola "cambiamento", fra le diverse materie studiate ce ne furono due in particolare che mi cambiarono per sempre la percezione della vita. In una mi ritrovai a realizzare un percorso di introspezione nell'altra mi ritrovai per la prima volta a lavorare in gruppo per realizzare un progetto, qualcosa che potesse essere realmente realizzabile. La docente che teneva questo corso però non si limitò a spronarci a realizzare un progetto ma mi lasciò con le base su cui ho costruito il mio percorso di formazione professionale. Grazie ai suoi consigli mi buttai in due avventure che non avrei mai intrapreso prima e che mi hanno fatto comprendere sempre di più che l'unico limite che abbiamo da student_ è solo la nostra immaginazione!

Quarto consiglio

Non è mai facile lavorare in gruppo, specie quando si è con persone che non si conosce o che si sta iniziando a conoscere, ma è bene comprendere che nella vita ci troveremo spesso a lavorare a contatto con persone che non rientrano nella nostra sfera di amicizie e per cui sarà necessario imparare a mediare reciprocamente, per poter trovare facilmente quella zona d'ombra in cui si riesca a mettere tutt_ d'accordo. Resta quindi un esercizio che anche quando sembra andar male riesce a darci spunti di crescita personale molto importanti.




Nel secondo anno quindi inizio una nuova avventura, i primi progetti vedono la luce, li dovreste conoscere, sono Per_corsi di Deriva e In che senso?, e la cosa mi gasò moltissimo. Il 2018 fu un anno estremamente pieno di cose, che videro la luce in modo lento ma coerente con una lavorazione attenta per chi è alle prime armi. Oggi di tutte quelle scelte prese ormai 3 anni fa non mi riconosco in nessuna se non in quelle etiche concettuali, rivedere però tutto il percorso a ritroso e notare quanto sia cresciuto in così pochi anni mi fa capire che in realtà siamo molto spesso più severi del dovuto con noi stess_.

Quinto consiglio

Non abbiate fretta di crescere, prendetevi il tempo di cui avete bisogno. Nei progetti che affronterete nella vita ricordate sempre di aprire la mente, accogliete sempre il dubbio. Quando una persona critica il vostro lavoro, in modo costruttivo o meno, chiedetevi sempre il perché, provate a mettervi dal punto di vista altro per comprendere le motivazioni di una critica aspra. Quando sentite però che un progetto inizia a prendere troppo tempo, o che vi logora psicologicamente, STACCATE, ricordate che state facendo quello che state facendo perché lo amate, non perché dovete. In questi casi valutate cosa vi fa sentire in quel modo e parlate con il vostro gruppo per superare le avversità. La comunicazione è tutto!

Il mio secondo anno è stato in realtà un anno molto importante anche perché mi sono avvicinato alla Consulta Studentesca e sono diventato uno dei due referenti per gli/le student_ della Scuola di Didattica dell'Arte, che mi ha aperto ad una prospettiva organizzativa delle Accademia a cui la quasi totalità dei corpi studenteschi delle diverse Accademie sono esenti. Una scelta ed una responsabilità che comportava un dispendio enorme di tempo ed energie da dedicare per e in Accademia, una cosa che l'anno precedente mancava sostanzialmente, prima del secondo semestre del primo anno infatti il tempo che passavo nello spazio Accademico era limitato principalmente alle lezioni o allo studio. Se avete modo è certamente un consiglio quello di passare quanto più tempo possibile nella vostra sede fisica Accademica, anche se in questo periodo per moltissimi potrà essere decisamente problematico (per questo motivo non lo classifico esattamente come consiglio).


Comincio il terzo anno con alle spalle un secondo anno turbolento, dove i corsi non sono stati così incisivi come al primo anno, ma mi hanno aiutato a completare molti aspetti che nel terzo anno mi hanno permesso di continuare a migliorarmi, portare avanti progetti evolvendoli sotto ogni aspetto e soprattutto addentrandomi in modo più approfondito nella museologia, in un primo approccio ancora molto ingenuo.


In questi anni da referente per la Scuola di Didattica ho avuto modo di assistere anche a molti colloqui di ammissione e mi sono potuto anche fare un'idea molto ampia di quelle che sono le motivazioni che spingono una persona ad iscriversi a questo indirizzo. La motivazione che và più forte è il voler diventare insegnanti, principalmente di storia dell'arte, la grande confusione che ruota intorno alla materia di Didattica dell'Arte infatti porta solitamente a pensare questo indirizzo come un percorso in cui ci si specializza in beni culturali o storia dell'arte, cosa assolutamente lontana dalla verità e lontana dalla formazione di questo tipo che si potrebbe ottenere da un corso universitario come potrebbe essere Beni culturali. Ancora una volta vi rimando al link in cima all'articolo per capire cosa sia esattamente "Didattica dell'Arte" se avete ancora dubbi.


Il terzo anno è certamente l'anno più importante di tutto il percorso triennio + biennio. Mi ritrovai catapultato in una dimensione dove da un lato era necessario seguire i corsi e preparare gli esami, mentre dall'altro l'enorme peso della tesi da scrivere gravava sempre di più sulle spalle, in tutto ciò considerando la voglia di voler continuare a portare avanti progetti paralleli.

Quinto consiglio

Quando vi troverete per la prima volta a scrivere una tesi vi sentirete persi come mai, per iniziare a prendere confidenza con la scrittura di una tesi iniziate magari leggendo qualche tesi passata, provate a chiedere a collegh_ più grandi di voi, docenti o se potete consultate un archivio di tesi inerenti al vostro percorso. Questo però non vi sbloccherà, una volta di fronte al foglio bianco la difficoltà resterà, in questo caso iniziate preparando un bell'indice che dia il ritmo ai temi che intendete trattare, non preoccupatevi se non sarà perfetto, è destinato a cambiare. Infine, quando vi troverete a dover mettere la prima parola nero su bianco, non pensateci troppo, l'unico modo per iniziare a scrivere è scrivere. Buttate giù tutti i pensieri, anche alla rinfusa, anche sgrammaticati, l'importante è scrivere, ci sarà tempo per riordinare quelle parole.





Inutile dire che una tesi scritta in tempi molto stretti per quanto possa soddisfare la commissione potrebbe non soddisfare voi, questo fu il mio caso. La cosa però non mi preoccupò più di tanto, durante il terzo anno più che in ogni altro ho imparato che il corpo studentesco ha una grande forza motrice, si è parte della componente più forte dell'Istituzione, e fintanto che si è student_ è possibile sperimentare in un ambiente che in qualche modo è sicuro, sia a livello economico sia a livello pratico. Naturalmente nel discorso universitario in generale questo non traspare mai, anche perché metterebbe in una posizione piuttosto svantaggiosa i docenti che impongono una didattica tirannica in vecchio stile, senza lasciar spazio alla crescita personale dell'individuo. Al termine di questi miei primi 3 anni ho imparato però che il corpo studentesco ha il potere di smuovere OGNI cosa, basti pensare che l'Accademia stessa esiste non in funzione di essi ma grazie ad essi, togliendo il corpo studentesco da un'Istituzione questa inevitabilmente smette di esistere.


Con così tante cose per la mente e fra le mani, occasioni che continuo a raccogliere dovunque mi si presentino come la possibilità di svolgere le 150 ore di lavoro in Accademia, un invito a svolgere 2 giorni di lezione-laboratorio all'Accademia di Bologna, attività laboratoriali ed eventi con la Consulta studentesca, riesco finalmente a laurearmi. La laurea per molt_ è un traguardo, io mi ero fissato fin dall'inizio che sarebbe stata semplicemente una tappa, l'inizio di un percorso di crescita non può pensare di avere come fine ultimo l'acquisizione di un titolo, la ricerca parte per motivi superiori, per migliorarsi come persona, per riscoprirsi e per identificarsi in un ruolo in questo mondo. La laurea diventa quindi un punto di partenza, terminare gli studi per me era proprio questo, scrollarmi di dosso il tempo che non riuscivo più a gestire fra lezioni ed esami e la voglia di convogliare le mie energie in progetti concreti che guardassero al futuro.


Nonostante ciò, mi iscrissi ugualmente al biennio specialistico dello stesso indirizzo. Perché purtroppo è vero che oggi, senza almeno un titolo specialistico, quasi sembra che non si abbia un titolo di alcun tipo (e poi è un requisito necessario per proporsi come direttori di museo, che oh... non si può mai sapere).

Sesto consiglio

Capita spesso di dare fin troppa importanza al voto di tesi (e ai voti in generale), dimenticate questo valore, nel nostro campo soprattutto ma in quello artistico in generale i voti non hanno alcun senso e valore (direi lo stesso per la quasi totalità delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado). Nel nostro ambiente la cosa che più vi permetterà di trovare uno sbocco lavorativo non è il famoso "pezzo di carta" ma le esperienze che farete e le competenze che riuscirete ad ottenere da queste. La didattica dell'arte e la didattica museale sono materie prettamente pratiche, avere conoscenze teoriche senza averle mai applicate vi metterà in una situazione di svantaggio in questo campo, quindi non abbiate mai timore di sperimentare e cercate di prendere al volo ogni occasione che vi si presenti, anche la più piccola.

Dopo appena un semestre del mio percorso di biennio purtroppo sopraggiunge la pandemia globale dovuta al Covid-19, pertanto il mio raccontarvi questa parte del mio percorso formativo sarà fortemente influenzata da eventi che ci auguriamo non possano reiterarsi nel tempo.

Il biennio specialistico di Didattica all'Accademia di Napoli è giovanissimo, al momento della mia iscrizione infatti era al suo secondo anno di attività e l'essere online non ha aiutato molto. La cosa utile della formazione a distanza fu solo il poter utilizzare in modo più massiccio il computer e la conseguente facilitazione per i corsi che approfondivano la conoscenza di software grafici, nel secondo anno ho infatti, un po' per necessità un po' per direttive, dovuto apprendere quello che oggi penso sia indispensabile per chiunque si addentri in questo campo. Saper utilizzare software come illustrator, indesign, photoshop e compagnia bella è forse la cosa che ha svoltato il mio modo di presentare un lavoro, di costruirlo. Questo non significa che dobbiate diventare necessariamente abili nell'uso del programma, ma è necessario conoscerne i funzionamenti, anche base, per poter comprendere come indicare eventuali modifiche da apportare a documenti o file quando un giorno potreste trovarvi di fronte ad un lavoro che preveda una sezione grafica.


Tutto il percorso di didattica cerca di coniugare un po' questo aspetto di conoscenze di base, che si possono approfondire o meno autonomamente. Questa infarinatura deve permettere di riconoscere un lavoro ben fatto da uno che necessita maggiori attenzioni, ricordate che nel nostro campo una pubblicazione, anche se piccola o amatoriale, è una cosa piuttosto comune e avere una competenza di base per comprendere se una composizione grafica è anche solo deformata o inerente al tipo di linguaggio che si sta cercando di inserire farà un'enorme differenza.


Arriva poi il secondo anno del biennio, che si trascina ancora la DAD come unica modalità per poter seguire le lezioni. Se avete letto con attenzione il mio articolo avrete notato quanto ritengo sia stato importante per me la componente fisica dell'Accademia, l'esserci, vivere gli spazi, incontrare persone e vivere attivamente e praticamente tutte le sfumature della vita accademica. Passare completamente in digitale ha menomato in modo sostanziale l'esperienza formativa che ogni singol_ student_ ha ricevuto in questo periodo, che ci auguriamo non ritorni mai più.





Ad ogni modo, se il primo semestre di questo secondo anno si è rivelato, ahimè, piuttosto piatto, complice anche magari le ormai numerose esperienze che avevo accumulato negli anni, il secondo semestre è stato esplosivo, per il semplice motivo che l'ho passato in un'altra nazione in un periodo di 5 mesi e mezzo di erasmus!

Settimo e ultimo consiglio

Andate in erasmus! Mettete da parte i vostri soldi sin dall'inizio del vostro percorso, come ho fatto io, se necessario. Anche nella peggiore delle esperienze si nasconde una formazione alla vita e alla professione che nessun tipo di esperienza sul campo nel proprio territorio può garantire, non per mancanza di opportunità, ma per la garanzia di sicurezza che avrete alle spalle. Esatto. Finché sperimentate e testate nella vostra zona di comfort, sul vostro territorio, dove vivete o avete vissuto, sarete sempre certi che nel caso qualcosa vada storto avrete sempre un piano B pronto. L'erasmus invece vi mette nella situazione di spaesamento più totale (a seconda del vostro background culturale) e vi toglie quel "protocollo triciclo" da sotto ai piedi, mettendovi nella condizione di essere pienamente responsabili delle vostre scelte e azioni, in modo totalmente autonomo. Non è facile, ma credetemi, tornerete a casa come persone totalmente nuove!

Andare in erasmus durante una pandemia globale non è forse il massimo dell'esperienza, specie quando decidete di andare a Bruxelles a seguire un master in "pratiche dell'esposizione", in una delle nazioni più colpite dal covid. I primi mesi passati seguendo corsi online e il poco spazio per le interazioni sociali (la totale assenza della presenza in Accademia fino al quarto mese) non ha nemmeno aiutato con l'apprendimento della lingua. Nonostante tutto in questo periodo ho imparato a sopravvivere a tante difficoltà che non pensavo avrei potuto affrontare facilmente, come l'approccio di una lingua che si conosce solo parzialmente. Non solo questo ma anche il diverso metro di giudizio, come il sistema museale e artistico funziona in modo diverso, e soprattutto il focus sulla materia mi ha permesso di capire che non intendo assolutamente specializzarmi in quella che pensavo potesse essere una strada, ovvero la curatela. Dopo 5 anni di studi dove ancora viveva il dubbio, seppur in minima parte, su cosa potessi diventare come persona, solo quest'esperienza così forte è riuscita a mettere in chiaro chi volessi diventare davvero!



Consiglio extra

Anche se andate in un luogo senza conoscere la lingua d'appartenenza del paese, assicuratevi di avere almeno una base d'inglese. Una cosa preziosa che ho imparato a fare dopo l'erasmus è di dare un opzione inglese alle cose che faccio, per poter permettere a tutt_ di leggere quel che produco, ad esempio sui social o qui sul blog, senza il bisogno che questa persona utilizzi un traduttore esterno. Inoltre questo vi migliorerà la vita nel nostro campo, permettendovi anche di studiare testi mai arrivati in Italia, che non sono pochi.



Infine, al mio ritorno da Bruxelles non restava che scrivere la tesi, ad oggi ancora in scrittura, non temete, avrete modo di leggerla una volta terminata.


Bene, questo articolo è stato un po' diverso dal solito, non ci sarà una bibliografia consigliata su questo argomento, per ovvi motivi, inoltre non ci sarà la traduzione in inglese, piuttosto vi invito a farmi ulteriori domande, nel caso in cui ne sentiate il bisogno.

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